Bernardino Scapi, detto Bernardino Luini, originario di Dumenza, sul Lago Maggiore, si formò forse a Verona.
Alcune opere dei suoi primissimi anni sono visibili alla Certosa di Pavia, così come nella chiesa di San Pietro a Luino. Nel Duomo di Monza gli viene attribuito l’affresco del presbiterio con “San Gerardo dei Tintori”
Stabilitosi definitivamente in Lombardia, dipinse gli affreschi nell’oratorio di Santa Maria Nova detta del Pilastrello a Vimodrone, quindi lavorò a Milano in Santa Maria della Passione e all’abbazia di Chiaravalle (qui la famosa “Madonna della Buonanotte”) ed alla cappella del Santissimo Sacramento nella chiesa milanese di San Giorgio al Palazzo.
La più importante commissione di opere di carattere profano viene ottenuta da Bernardino Luini da una nobile famiglia per la quala affrescherà il loro palazzo milanese (oggi quegli affreschi sono conservati a Berlino e a Washington) e successivamente eseguirà diversi cicli di affreschi con “Storie dell’Esodo” e “Storie di Apollo e Dafne” nella Villa della Pelucca (anche in questo caso, gli affreschi in seguito staccati sono oggi conservati in gran parte a Brera).
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Sposò Margherita Lomazzo dalla quale ebbe quattro figli, Tobia, Evangelista, Giovan Pietro e Aurelio, anch’essi pittori ad eccezione di Tobia.
Altri dipinti di questi anni sono conservati nel Duomo di Como così come gli affreschi realizzati per la chiesa di Santa Maria della Pace raffiguranti le “Storie di San Giuseppe” che sono ora conservati alla pinacoteca di Brera.
Bernardino Luini, il mio preferito
Un lavoro che scandì lunghi periodi della vita dell’artista fu quella della decorazione della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore iniziata con le pitture del tramezzo e terminata con gli affreschi con le “Storie di Santa Caterina” della cappella Besozzi compiuti dai figli dopo la sua morte.
Dello stesso periodo l’opera l’Incoronazione di spine commissionato dalla Confraternita di Santa Corona (oggi nella Biblioteca Ambrosiana). In queste opere, Bernardino Luini mostra già le caratteristiche del suo stile maturo, potremmo dire una sintesi tra lo sfumato di Leonardo e il rigore metafisico-prospettico di Vincenzo Foppa, Bramantino e Zenale.
La notevole fama di cui Luini gode negli anni della maturità è legata in gran parte anche alle tele di piccolo formato destinate alla committenza privata, come per esempio la Madonna col bambino e san Giovannino del Louvre, il Gesù bambino con l’agnello conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, e il Ritratto di dama della Washington National Gallery.
Agli ultimi anni della sua attività risale anche l’incarico di affrescare una sala del Palazzo degli Atellani, in cui viene realizzata la volta a motivi vegetali e quattordici lunette che rappresentano la genealogia della famiglia Sforza fino al duca ancora regnante all’epoca, Francesco II, in cui Bernardino si avvale dell’aiuto della sua ormai folta bottega.
Alla sua morte, la bottega fu portata avanti dai figli Aurelio, Evangelista e Giovan Pietro che continuarono le grandi commesse paterne quali il santuario di Saronno, San Maurizio a Milano e san Vittore a Meda.