Carlo Vittadini oltre ad essere una lunga strada alberata che costeggia il Parco Ravizza e che congiunge viale Beatrice d’Este con viale Isonzo è la via che ricorda il più grande studioso italiano di funghi ipogei le cui scoperte sono alla base della micologia moderna.
Nato nel 1800 a San Donato Milanese da una famiglia di agricoltori si laurea in Medicina e Botanica presso l’Università di Pavia. Appassionatosi di micologia visita spesso boschi e mercati per toccare con mano e studiare gli esemplari meno conosciuti, in particolar modo i tartufi.
Prende un cane e lo addestra per la ricerca dei funghi. Spazia in lungo e in largo per le campagne scovando i più reconditi e sconosciuti ipogei che suddivide e classifica nel suo libro Monographia Tuberacearum. Prima di Carlo Vittadini non esisteva un elenco completo di specie di tartufi, era stata fatta una descrizione approssimativa di sole 5 specie non ben definite tra loro nei caratteri.
Lo studioso aggiunge nuovi generi e specie arrivando ad un numero complessivo di sessanta esemplari e dividendoli in due sottocategorie: le Tuberacee e le Imenogasteracee. Disegna inoltre delle tavole dove rappresenta dettagli microscopici dei funghi ipogei che verranno confermati solo con l’avvento della microscopia ottica.
Trasferitosi a Milano per necessità lavorative intraprende la professione medica. In ospedale, non di rado, si trova davanti a morti per avvelenamento da funghi considerati la “carne dei poveri”. Carlo Vittadini riprende gli studi e le ricerche in campo micologico e pubblica un libro con una dettagliata descrizione e distinzione tra funghi mangerecci e velenosi.
Prosegue con le sue classificazioni e nel 1842 scrive la Monographia Lycoperdineorum con un elenco arricchito di una trentina di nuove specie. Si avvicina poi allo studio del Calcino la cui epidemia stava sterminando intere colture di bachi da seta e contribuisce alla sua debellazione con alcune scoperte in materia.
Carlo Vittadini raggiunge un certo prestigio e viene designato membro dell’I.R. Istituto Lombardo di Scienze ed Arti ed insignito del titolo di Cavaliere nel 1859. Ammalatosi di tisi muore nel 1865 mentre lavorava come medico presso l’Ospedale degli Esposti a Milano.