Nuova settimana dove vi accompagniamo per Milano, segnalandovi la giusta colonna sonora per ogni quartiere o localino che forse ancora non conoscevate. Tra l’elettronica urbana e notturna degli Ave Quasàr al pop estatico di Martina di Roma, dalla collinetta degli studenti a Bicocca ai pianoforti abbandonati di Stazione Centrale. Scarpe comode e cuffie cariche, buon ascolto.
Una nottata in Cascina Torchiera con “Non puoi scegliere” de L’Avvocato Dei Santi
Milano ha perso quei posti dove vivere la notte senza avere le scarpe giuste, dove sporcarsi, fumare e parlare fino a mattina. Cascina Torchiera è stato per tanto tempo un punto di riferimento per tutti i disadattati di quartiere che vagavano la notte in cerca di musica e persone, in cerca di fango e autenticità, lontano dagli aperitivi e dalle cravatte. In parte è ancora così, ma vedere un posto del genere perennemente e legalmente in bilico spesso ce lo fa dimenticare, e non lo inseriamo mai nei nostri piani.
E di birre con gli amici, volumi altissimi e anche un po’ di tristezza, fa parte anche l’universo de L’Avvocato Dei Santi che da pochissimo ha pubblicato il suo primo EP dal titolo “Torpedine”: un disco che suona forte, che deve essere suonato forte, autentico, violento, sentito. Come quei posti che stiamo lasciando andare. Di questo disco selezioniamo il brano “Non puoi scegliere”, per tutti i solitari notturni a cui mancano i centri sociali e la vita vera.
Una passeggiata notturna in Isola con “Pensieri a Vapore” degli Ave Quasàr
Se non vi è mai capitato, cerchiamo di raccontarvi una delle sensazioni più belle del mondo: quella che si prova camminando per Isola in solitaria, durante l’orario dell’aperitivo, gente ovunque e chiacchiere, camicie e giacche, dopo lavoro e studenti che parlano di tutto, noi che non sentiamo niente perchè abbiamo nelle orecchie le cuffie e tutto l’isolamento del mondo.
Stare da soli, in mezzo alla gente, galleggiando nei nostri “Pensieri a Vapore”, come il titolo del singolo degli Ave Quasàr. Si passa da piazzale Archinto, con il Vinyl e tutte le conseguenze alcoliche del caso, il Frida, il Bar Bah e il Wasabi. Qui tutto si unisce al cantautorato elettronico degli Ave Quasàr, duo in realtà di Alessandria, ma che sembra fatto per portarci in questa malinconia collettiva che sa di estate, di camminate notturne infinite, di sentimenti nascosti sotto al tappeto e di tantissime paranoie.
Un rave dentro la nostra testa che non poteva suonare meglio di così, questo è il nostro consiglio musicale a tutti i solitari milanesi, fuori sede e single che non hanno con chi uscire la sera, ma vagano comunque nella movida, invisibili e con la musica a tutto volume.
Una partenza dalla Stazione Centrale con “The Acrobat” di Martina Di Roma
Avete presente quel pianoforte mezzo scassato che resta lì, spavaldo e anche un po’ triste, al piano terra della Stazione Centrale. Un via vai di persone e uno sferruzzare di valigie, sentimenti che scorrono e rimangono a Milano mentre ci allontaniamo sperando di allontanare tutto il resto.
Ci abbiamo visto suonare dei ragazzini, qualche musicista della domenica e poco altro, ma ogni tanto la fantasia parte: le note giuste, la voce giusta, la storia di una funambola, come solo Martina Di Roma, con quel suo equilibrio perfetto tra jazz e pop sofisticato e malinconico, riesce a fare. Una storia fuori dal tempo ed universale, quella del suo ultimo singolo “The Acrobat”.
Uno di quei viaggi ipnotici e romantici, per chi vive come fosse in un film francese a tinte pastello, per chi ama le ragazze con il rossetto, per chi guarda sempre The Dreamers di Bertolucci, e anche per chi, per il brano giusto, potrebbe anche perdere un treno.
La Collina dei Ciliegi all’alba con “I migliori anni della nostra vita” delle Hoodya
Un posto segreto o quasi, è la collinetta dei ciliegi in Bicocca, o almeno così la chiamavamo quando dopo una giornata di lezioni all’università ci ritrovavamo lì a fumare, ed amare tutto. Non era così raro che da lì, dove si poteva dominare la periferia di Milano e anche l’ansia e tutto ciò che vi è di collaterale, si tirassero anche le cinque di mattina, che ci si stendesse d’estate per passare il tempo e basta.
Quando poi finisce l’università, di tutto quello che cinque anni contengono, di Milano alla fine si finisce a ricordare solo la collinetta dei ciliegi, e le infinite sigarette innamorate e sospese in quelle sessioni estive che non finivano mai. Le Hoodya, senza volerlo, hanno firmato il pezzo perfetto per descrivere questi momenti: versione dilatata, eterea e meravigliosa de “I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero, che ritroviamo nel loro album di debutto dal titolo “A song has a thousand years” uscito per Record Y. Libere da schemi preconcetti, le Hoodya fanno musica insieme senza chiedersi dove stanno andando di preciso facendo prevalere la fiducia reciproca.
Agosto ai giardini di Porta Venezia con “Estate” di Moonari
E a proposito di cover ben riuscite, non possiamo non segnalare anche una meravigliosa versione di “Estate” (di Bruno Martino), firmata dal cantautore Moonari, reduce dalla pubblicazione del suo nuovo disco dal titolo “Sono nato debole”.
Un meraviglioso pomeriggio caldo, sudato e musicale, dove convivono acustica ed elettronica, dove tutto sembra sporcato da un chiacchiericcio di birre e amici che vanno e vengono. Un tipico pomeriggio di agosto che riconoscerà che si è ritrovato a passare almeno un’estate nell’afosa città meneghina.
Gli ingredienti sono: lettura al parco, un telo dove stendersi e abbandonarsi a Porta Venezia, le granite del Bar Bianco, spostarsi da una parte all’altra in cerca di musica e persone interessanti, il nuovo disco di Moonari da imparare a memoria, vivere sospesi e annoiati, di quella noia che sa di città e macchine che scorrono, quella noia di un’estate che si odia, ma che non si può fare a meno di cantare. Moonari, cantautore che emerge dall’underground romano ci presenta la sua autobiografia musicale che si compone di debolezze, trasferte all’estero, silenzi e relative soluzioni. Dedicato a chi ha imparato a stare bene, nonostante tutto.