Venerdì 19 maggio 2023 è uscito per Bloos Records “Bawdy Black Pearls”, il nuovo album di Veronica Sbergia.
Dodici donne afroamericane degli inizi del ‘900, dodici artiste blues e jazz, dodici canzoni licenziose con un unico minimo comune denominatore: la libertà di essere se stesse e cantare della propria condizione senza peli sulla lingua.
Bawdy Black Pearls è un disco nato dalla consapevolezza che queste blueswoman, alcune delle quali semi-sconosciute, hanno contribuito in modo determinante, attraverso le loro canzoni, alla nascita di una coscienza femminista nelle donne afroamericane della workingclass degli inizi del XX secolo.
Veronica Sbergia studia e si concentra da oltre vent’anni sul pre-war blues e le sue diramazioni ed ha fortemente voluto questo album, con l’intento di dare un doveroso riconoscimento a queste artiste: donne coraggiose e controcorrente, libere di autodeterminarsi, progressive e spregiudicate.
Le perle nere a cui fa riferimento il titolo, sono nello stesso tempo le canzoni e le sue interpreti e sono “bawdy” nel senso di licenziose, libere e allegramente sconce.
Il sogno milanese dell’artista Veronica Sbergia
Veronica Sbergia: bergamasca di nascita ma milanese d’adozione, abbiamo scambiato qualche parola con la cantante e polistrumentista per avere qualche scorcio della sua personale Milano.
“Esordisco con un coming out: sono bergamasca e amo follemente la mia città. Milano è la mia casa da tanti anni, ho desiderato vivere a Milano dalla prima volta che ci venni in gita con la scuola, avevo 11 o 12 anni. Milano rappresentava per me l’America, la vita, la libertà. Io vivevo in campagna in una cascina isolata dal mondo e le luci che vedevo la sera erano quelle delle lucciole nel prato di fronte a casa. Mentre lo scrivo mi sembra quasi di bestemmiare ma io volevo scappare dalla periferia e andare nella grande città, dove la musica era dovunque!
La vissi da pendolare durante l’università e appena ne ho avuto la possibilità ho coronato il mio sogno e mi sono trasferita a Milano!
I luoghi che mi sono cari sono, banalmente, quelli in cui ho risieduto, che ho frequentato di più… ma andiamo con ordine.
LA PRIMA CASA NON SI SCORDA MAI
Stavo in Via Farini, all’ultimo piano di un bel palazzo antico con il patio interno su quale si affacciavano i ballatoi, una casa di ringhiera. L’appartamento era molto grande e condividevo la mia stanza, nel sottotetto, con altre due ragazze e dall’altra parte del corridoio, c’era una seconda stanza con altri 3 ragazzi.
In quel periodo avevo trovato lavoro alle Messaggerie Musicali, in Galleria del Corso, e mi sembrava incredibile andare al lavoro in bicicletta e vedere il Duomo, il Castello Sforzesco, la Galleria Vittorio Emanuele, tutta quella meraviglia per me e i miei occhi, ogni giorno, come se fosse normale…Ricordo l’estate più torrida della mia vita, con il calore che saliva dal materasso e l’aria ferma, immobile che sudavi solo a respirare. Ricordo anche le bellissime serate passate con i tanti coinquilini e le cene con amici e sconosciuti che passavano di là. Gente che veniva da tutto il mondo! Avevo trovato, finalmente, una mia dimensione e la mia indipendenza.
LA BOVISA E LA SCIGHERA
Dopo aver conosciuto il mio compagno e aver deciso di essere pronta alla mia prima convivenza, ci mettiamo a cercare casa e la sorte ce la fa trovare in Bovisa, in quello che negli anni ’30 era un cinematografo. Anche qui una casetta carina nella mansarda del palazzo, senza aria condizionata ovviamente e anche quelle estati me le ricordo tutte roventi. Notti insonni a sudare ma con la gioia di avere un nido tutto mio.
La Bovisa è un vecchio quartiere operaio e con una storia popolare molto antica, l’ho amata molto e tuttora la porto nel cuore, seppur non ci vivo da tempo. In alcuni dei luoghi topici come La Scighera, che aprì poco dopo il nostro arrivo in quartiere, ho stretto amicizie che durano ancora oggi e conosciuto persone speciali. Ora ci torno spesso per fare concerti allo Spirit de Milan o per andare ad ascoltarli… Ho ricordi meravigliosi e tragici ma in Bovisa mi sono sempre sentita a casa, anche fuori casa!
VIA GOLA, IL NIDABA E I LOCALI SUI NAVIGLI
Da ragazza prendevo la mia macchinina e partivo da Bergamo alla volta delle Scimmie, lo storico club milanese di musica dal vivo, chiuso ormai da anni. Andavo a sentire i concerti dei miei eroi e sognavo un giorno di poter essere io su quel palco a cantare per il pubblico. Dopo qualche anno, quell’occasione si è presentata e ricordo ancora che mi tremavano le gambe ad essere su quel palco, dove si erano esibiti nomi storici della musica mondiale.
Mi sentivo una diva come Lady Gaga…magari è un paragone un po’ azzardato ma per me era davvero un’occasione pazzesca. I navigli dei tempi erano il quartiere dei locali di musica dal vivo, si suonava tantissimo e dovunque, ogni genere musicale ma il blues e il jazz per eccellenza. Il Nidaba è uno dei pochissimi che ancora resiste, regolarmente ci suono e ancora propone una programmazione di qualità ma la zona è profondamente cambiata e la musica non è più il centro dell’attenzione, come lo era una volta.
SANSIRO, INFINE…
Ed eccomi arrivata al quartiere dove tuttora vivo: San Siro.
9 anni fa, dopo essermi presa una pausa dalla mia convivenza e da Milano, decido di ritornare nella grande metropoli e di riprendere la mia convivenza (la seconda con lo stesso compagno, ehm).
Un caro amico, già residente in zona, fa da tramite e ci trova un appartamento in una via privata. Sono delle casette dei primi del ‘900 (mai vissuto in una casa moderna, non le amo…) e con un piccolo giardino sul retro. Un sogno per Milano!
Insieme al nostro amico diamo vita ad una serie di cene epocali e leggendarie, dove si sono avvicendati musicisti di ogni genere e da ogni luogo e puntualmente la tavola e il vino erano al centro di qualsiasi scambio culturale avessimo in programma. I poveri vicini di casa hanno sopportato con pazienza le nostre jam sessions serali in giardino e a volte partivano anche degli applausi!
San Siro è un quartiere complesso e complicato, bello e, nello stesso tempo, tremendo, dove convivono mille etnie diverse, i poverissimi e i ricchissimi. Purtroppo, negli ultimi anni la situazione di degrado è notevolmente peggiorata e per me è arrivato il momento di salutare la grande metropoli per tornare a una dimensione più a misura d’uomo. Amo Milano e non avrei mai potuto immaginare, quando ero solo una pulzella di 12 anni con mille fantasie nella testa, quanto mi avrebbe dato e quanto avrebbe contribuito alla mia formazione personale e musicale. Milano sarà sempre la mia seconda casa.